Vangelo della Regina Keran, Biblioteca del Patriarcato Armeno, Gerusalemme
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Opera | Vangelo della Regina Keran |
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Datazione | 1272 |
Scriba | Awetis |
Miniatore | Kostandin |
Luogo di produzione | Sis, capitale armena di Cilicia |
Tecnica di esecuzione | Tempera, oro e inchiostro su pergamena |
Misure | 34.5 × 26 × 10 cm |
Luogo di conservazione | Biblioteca del Patriarcato Armeno di San Giacomo (ms. J2563), Gerusalemme, Israele |
Descrizione | Il Vangelo della Regina Keran (ms. J2563) si presenta come uno dei più sontuosi codici di committenza principesca prodotti in Cilicia nel tardo XIII secolo. Il manoscritto fu prodotto a Sis dallo scriba Awetis per ordine della regina armena Keran nell’anno 1272. La miniatura del fol. 380 raffigura il ritratto della committente insieme al marito il Re Levon II e i loro cinque figli – tre maschi e due femmine – tutti inginocchiati al di sotto di una Deesis, ovvero della Vergine e Giovanni Battista in atto di intercessione verso Cristo. Al centro della composizione si erge appunto Cristo seduto in trono circondato da una mandorla di luce iridescente dalla quale si sprigionano sette raggi diretti verso la famiglia reale. Ai lati vi sono la Vergine Maria e Giovanni Battista ritratti con il capo leggermente reclinato verso il basso in segno di devozione. Lo sfondo dorato della miniatura accentua la divinità delle tre figure che compongono la Deesis creando un certo distacco con i membri della famiglia reale. Cristo e i due intercessori mostrano infatti delle silhouette più allungate che li rendono più eterei, diversamente dai committenti terrestri caratterizzati da una maggiore pesantezza dei corpi. Il manoscritto è composto da quindici miniature istoriate a piena pagina che riproducono scene evangeliche tratte dalle principali feste del calendario liturgico bizantino (le Grandi Feste, anche dette Dodekaorton), alle quali si aggiungono le Tavole dei Canoni e i ritratti dei quattro evangelisti a figura intera. Sebbene si evidenzino dei cambi di proporzione nel modo di ritrarre certe figure, le miniature sono frutto della mano di un solo artista che infatti restituisce delle composizioni omogenee. Si può supporre che il pittore seguisse un modello per la raffigurazione della Deesis e delle scene evangeliche mentre i ritratti dei reali furono realizzati ad hoc. Il Vangelo della Regina Keran mostra inoltre rimandi con opere medievali occidentali. È infatti nel Dossale di San Francesco (metà del XIII sec.), conservato nel Tesoro della basilica di San Francesco ad Assisi, che si riscontrano delle somiglianze ad esempio nella raffigurazione delle architetture, caratterizzate da un andamento esile e slanciato di gusto bizantineggiante ma con chiari riferimenti alla produzione manoscritta ciliciana di XIII secolo. Allo stesso modo sono evidenti i richiami iconografici e stilistici al Trittico Marzolini (metà del sec. XIII), di cui si colgono delle assonanze nella rappresentazione del Cristo in mandorla, nella riproduzione assottigliata dei corpi e dei volti, nella resa dei panneggi e nei profili allungati degli edifici. In Italia modelli figurativi armeni circolavano grazie alla presenza di monasteri armeni che possedevano numerosi manoscritti e coltivavano proficui scambi culturali con la Chiesa di Roma. I contatti tra l’Armenia e l’Occidente si intensificano anche grazie agli ordini mendicanti, i quali espandono notevolmente la loro influenza in tutto l’Oriente. In particolare, nell’ultimo quarto del XIII secolo la corte di Cilicia intrattiene relazioni costanti con il papa francescano Niccolò IV, come testimonia la visita del frate Guglielmo di Rubruck; il re armeno Aitone (Hetum) I prese i voti abbracciando lo stesso ordine francescano nel 1294. Si segnala inoltre che un altro ritratto della stessa Regina Keran e del principe Levon II è presente sul fol. 228r del manoscritto di Gerusalemme, Patriarcato Armeno, J2660, dell’anno 1262, decorato dal celebre miniatore Toros Roslin. Il codice fu commissionato dal Catholicos Konstandin I – che ordinò diverse opere per la famiglia regnante degli Hetumidi di Cilicia con la quale era strettamente legato – e fu donato come regalo di nozze. I sontuosi abiti con cui sono vestiti i coniugi reali nella rappresentazione testimoniano l’importante ruolo della Cilicia nella manifattura e nel commercio della seta del tempo. |
Bibliografia principale | - B. Narkiss, Armenian Art Treasures of Jerusalem, New Rochelle 1979, pp. 63-64, fig. 77-78; - S. Der Nersessian, Miniature painting in the Armenian kingdom of Cilicia from the twelfth to the fourteenth century, Washington DC 1993, vol. 2, figg. 356-357, 362, 365, 368, 370, 372, 375, 378, 384, 387-388, 391, 398, 402, 405, 407, 437-42; - A. Derbes – A. Neff, Italy, Mendicant Orders, and the Byzantine Sphere, in H. C. Evans (ed.), Byzantium: Faith and Power (1261–1557), New York – New Haven - London 2004, pp. 449-89; - V. Pace, Thirteenth-Century Cilician Manuscript Illumination, Umbria and Bologna: Old and new evidence of the Armenian contribution to Italian painting, in N. Alemezian (ed.), Culture of Cilician Armenia. Int. conference (Antelias/Lebanon 18-20 january 2007), Antelias 2010, pp. 509-521, figg. 5 e 12. https://www.loc.gov/resource/amedmonastery.00271074190-jo/?st=gallery |
Voce Menù | Scriptoria Circolazione di opere Committenze |
Schede correlate | Trittico Marzolini, Vangelo di Marshal Oshin Vangelo del Principe Vasak, Biblioteca del Patriarcato Armeno, Gerusalemme |
Autore/Autrice scheda | RZ |